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A guidare la strategia sostenibile del Global Sostenibility Innovation Lab c’è un italiano: Nicola Villa, Executive Vice President, Strategic Growth Global Lead, Government Center of Excellence un passato in Cisco e IBM.  Non è un cervello in fuga ma un presidio strategico sull’impresa globale che gratifica la reputazione manageriale nel mondo.

Più di due miliardi e mezzo di clienti nel mondo; 35 milioni di imprese servite; un progetto di inclusione finanziaria per un miliardo di persone; un piano di riforestazione che prevede di piantare 100 milioni di alberi e un Global Sostenibility Innovation Lab in Svezia che punta a innovare i processi. una multinazionale che ha fatto dell’inclusione finanziaria e della sostenibilità sociale, economica e ambientale A guidare la strategia sostenibile del colosso finanziario americano c’è un italiano: Nicola Villa, Executive Vice President, Strategic Growth Global Lead, Government Center of Excellence un passato in Cisco e IBM.  Non è un cervello in fuga ma un presidio strategico sull’impresa globale che gratifica la reputazione manageriale nel mondo.

“Lavoriamo da molto sul concetto di inclusione finanziaria come motore di uno sviluppo economico piu’ sostenibile, con numeri importanti che sono funzionali ad una azione collettiva senza pari da parte sia nostra, sia del nostro ecosistema di partners e consumatori. Solo negli ultimi 5 anni siamo riusciti a includere finanziariamente mezzo miliardo di persone e di imprese in giro per il mondo, e l’anno scorso abbiamo creato un nuovo commitment per includere un ulteriore mezzo miliardo nell’economia reale, tra cui 35 milioni di piccole imprese. Ora stiamo applicando lo stesso approccio sui temi legati alla sostenibilita’ ambientale. Con molte aziende del nostro sistema abbiamo lanciato un programma che si chiama Priceless Planet Coalition, con l’obiettivo di mobilitare una parte sempre piu’ ampia di quei due miliardi e mezzo di consumatori che serviamo, in funzione di un obiettivo concreto: contribuire alla riforestazione piantando 100 milioni di alberi! La coalizione si avvale per questo del prezioso supporto di partner scientifici come Conservation International e World Resources Institute, oltre al Comitato Consultivo, che selezionano rigorosi standard scientifici per identificare le località più adatte in cui piantare gli alberi e per monitorare i nostri sforzi. Una grande sfida per noi: come guidare il cambiamento spostando il raggio di azione dall’intelligenza collettiva a milioni di azioni individuali”.

I processi di sostenibilità hanno tante angolature di visuale: istituzionale, industriale, culturale ma è certamente dal mercato, quindi dal consumo, che trova le motivazioni e le risorse per passare dalle parole ai fatti. Ed ecco il carbon calculator made in Svezia… 

“Abbiamo investito in una partnership con un’azienda Fintech in Svezia che si chiama Doconomy che ha creato uno strumento, il Mastercard Carbon Calculator un sistema che aiuta il consumatore a capire quelle che sono le conseguenze delle decisioni sul proprio stile di vita, compresa la propria spesa, sulle emissioni di biossido di carbonio, tutto attraverso una semplice App. L’idea non è quella non di far spendere meno, ma di aiutare a spendere meglio per migliorare la qualità della vita e dell’ambiente. Da qui nasce poi l’idea di aprire il nostro Global Innovation Lab sulla sostenibilità proprio a Stoccolma, mobilitando una serie di organizzazioni sia pubbliche che private per creare nuove soluzioni. Una delle quali, tra l’altro, riguarda l’applicazione delle nostre tecnologie blockchain per trasformare intere catene del valore, sia di prodotti agricoli che industriali, rendendole più sostenibili”.

La verità è che quando si gestisce – fra virgolette ovviamente – una comunità di oltre due miliardi e mezzo di persone qualsiasi battito di ciglia diventa un uragano. C’è la piena consapevolezza in Mastercard che l’azione di responsabilità legata all’educazione globale e una scelta certo, ma anche un dovere imprescindibile? 

Mastercard è un’organizzazione che, riuscendo a mobilizzare un ampio ecosistema di partners e consumatori, è in grado di raggiungere obiettivi importanti. Ho parlato precedentemente dell’inclusione finanziaria con il programma 1 Billion Stronger, progetto proposto alle Nazioni Unite che nei prossimi quattro anni avrà mobilitato un miliardo di persone includendole nell’economia reale, con 35 milioni di piccole e medie imprese la metà delle quali tra l’altro gestite da donne. L’obiettivo qui è di contribuire collettivamente a rendere la futura crescita economica più equa ed inclusiva. Con lo stesso approccio stiamo mobilitando consumatori e imprese nel campo della sostenibilità, intervenendo innanzitutto sulle nostre emissioni che contiamo di rendere Net Zero entro il 2050. Abbiamo lanciato poi una directory mondiale su materiali sostenibili per le carte fisiche, per stimolare centinaia di banche a immettere sul mercato prodotti riciclati, riciclabili e bio degradabili.  E infine con il Sustainability & Innovation Hub di Stoccolma prevediamo di mobilitare decine di aziende private, organizzazioni del settore pubblico e OMG per sviluppare nuove soluzioni tecnologiche e modelli di collaborazione che accelerino il lancio di progetti green, su larga scala”.

La dematerializzazione finanziaria riscrive le regole del consumo e quindi dei mercati. Amazon, per esempio, ha già lanciato i primi negozi dove prendi i prodotti che ti servono ed esci senza passare dalla cassa: la scansione automatica fa il resto e l’importo relativo all’acquisto viene addebitato in tempo reale. Viene voglia di dire invisibilità finanziaria

“Innanzitutto, la pandemia ha diminuito a livello mondiale l’utilizzo del denaro contante. Stiamo poi andando verso un mondo nel quale i pagamenti diventano digitali e sempre più “contactless”. Sistemi di “tap and go” sono ora presenti anche in Italia, che tra l’altro ha una posizione di leadership in Europa, come ad esempio sulla metropolitana a Milano: quando torno a Milano, da un paio di anni non compro più i biglietti cartacei ma pago avvicinando la mia carta o il telefono al tornello. Altro elemento fondamentale sono i nuovi modelli di business legati a Open Banking e Fintech. Le Fintech in particolare sono le startup del futuro, che permettono già di snellire ed efficientare i processi di pagamenti in una miriade di settori economici. Le nuove frontiere saranno poi legate alle monete digitali, sulle quali Mastercard sta assumendo un ruolo di leadership, ed alla convergenza tra pagamenti digitali ed il mondo fisico: Qui in Olanda ad esempio oggi sono in grado di entrare in un edificio per affittare una sala riunioni, richiedendo attraverso il mio telefonino quale temperatura e il livello di luce che voglio avere; posso poi pagare solo per l’energia che ho consumato, ma il pagamento avviene separatamente e manualmente, quando ricevo la fattura dopo due settimane. E se riuscissi a fare in modo che il mio telefono paghi direttamente al sensore nel momento che questo abilita luce e l’aria condizionata, facilitando la fruizione del servizio e accelerando tra l’altro un consumo più consapevole dei prodotti e servizi che sto utilizzando?”

Entriamo nella comunità del potentissimo marchio Mastercard. Parte dalla “banale” carta di credito per diventare che cosa in termini di mercati e di competenze?

“Mastercard e un’azienda tecnologica che è cresciuta nel mondo delle carte di credito e che si è poi diversificata negli ultimi anni con soluzioni di pagamento digitale sempre più sofisticate, sviluppando intorno ad esse servizi innovativi come cyber security, la verifica delle identità digitali sulle transazioni online, la gestione di programmi di fidelizzazione del consumatore, e cosi’ via. Quindi ha allargato la propria focalizzazione dal mondo bancario a quello dei settori del piccolo commercio e della grande distribuzione, collaborando poi con i grandi digital players, estendendo infine il proprio focus sui settori del Fintech e della pubblica amministrazione. Oggi siamo un’azienda presente in 210 paesi che serve oltre due miliardi di consumatori, supporta centinaia di migliaia di imprese anche piccole e medie, si relaziona con migliaia di istituti finanziari e centinaia di enti pubblici. Siamo una multinazionale che ha fatto dell’inclusione finanziaria e della sostenibilità sociale, economica e ambientale il cuore della propria strategia” 

Chiudiamo con l’italiano Nicola Villa. Come vedi il nostro Paese, soprattutto come lo vede la comunità finanziaria internazionale, dopo due anni di pandemia ma con segnali di ripresa economica e di credibilità importanti?
Il cambiamento percepito dall’estero è evidente soprattutto nei ultimi diciotto mesi, proprio a cominciare dalla reazione inizialmente difficile, ma poi sempre più decisa alla pandemia. Molte delle attività e dei programmi messi in atto dal governo italiano sono stati presi ad esempio da molti paesi in Europa e nel mondo. Ed oggi nella fase di recovery vediamo prospettive per uno sviluppo economico sostanziale, sottolineato dalla previsione di un aumento del + 6% del Pil da parte del governo per il 2022. Dall’estero vedo anche – e soprattutto – un concetto di identità nazionale e locale rinati, con un ruolo internazionale che sta crescendo in solidità. Senza dimenticare il fatto che intanto abbiamo vinto un campionato europeo di calcio, vinto medaglie olimpiche che non avevamo mai vinto, siamo andati più forti in bicicletta e vinto a pallavolo, e cantiamo canzoni rock meravigliosamente…”.

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